Onde d’urto
Il concetto di base relativo alla terapia a onde d’urto extracorporee è analogo a quello della litotrissia (ESWL), nella quale le onde d’urto vengono impiegate per frantumare calcoli renali, senza ricorrere all’intervento chirurgico. Questa tecnica è stata impiegata per quasi un quarto di secolo nel trattamento di centinaia di migliaia di pazienti, favorendo lo sviluppo di nuove apparecchiature, in grado di impiegare la terapia anche in altri distretti corporei, con altri scopi, come, ad esempio, il trattamento dei disturbi a carico del sistema muscolo-scheletrico.
La recente introduzione in fisioterapia della terapia a onde d’urto ha effettivamente cambiato l’approccio clinico e le opportunità terapeutiche per la cura di diverse patologie a carico dei tessuti scheletrico, muscolare, tendineo e sui vari tessuti connettivi che generalmente vengono denominati con il termine “fascia”.
L’onda d’urto è definita come un’onda acustica nella quale l’energia generata in una primitiva e incontrollata forma viene convogliata, mediata e trasformata, per poi essere trasferita al tessuto corporeo in modo omogeneo e controllato.
Campi di applicazione
I campi di applicazione consentono il trattamento di un ampio range di patologie di pertinenza fisiatrica e ortopedica: epicondilite, epitrocleite, patologia di spalla (tendinopatia inserzionale, impinchment), fascite e sperone calcaneare, tendinopatia rotulea e della zampa d’oca, pubalgia, tendinopatia dell’achilleo, borsite, contrattura e stiramento muscolare, ritardo di consolidazione e pseudoartrosi.